Amici di VdOArt siete tutti invitati alla serata di preparazione per la  prossima edizione di “INCROCI tra arte, storia e fotografia”

Durante la serata discuteremo e proporremo insieme nuove idee, eventi collaterali, vecchie e nuove collaborazioni, ma soprattutto il tema principale della prossima Ed. di INCROCI: STORIA DELLO STABILIMENTO FESTI RASINI, MEMORIA COLLETTIVA E PERCORSI CREATIVI NELL’UTILITA’ DELL’INUTILE.

Introduzione:

Lo stabilimento della Manifattura Festi Rasini è un esempio di architettura-urbanistica industriale ed in questo senso, per quello che rimane di questo luogo, è un’area urbanistica e uno spazio architettonico che è sopravvissuto nel tempo e che non ha più tempo. Attualmente infatti interessato ad un’ulteriore trasformazione che ne modificherà nuovamente i connotati ambientali; ma non è solo una questione architettonico-urbanistica di conservazione, perché ancora oggi vivono persone, che hanno lavorato presso questo stabilimento, quindi esiste una memoria oralee nello stesso tempo archivistica  che permane transitoriamente nell’attualità.

Alcune domande: Ha senso in questa contemporaneità “parlare ancora” di memoria collettiva? E la memoria collettiva ha ancora la funzione di unire e tramandare nella comunità di riferimento senso e valori sociali? Oppure tutto ciò che non rientra nei connotati del presente ha la sorte dell’oblio e della dimenticanza?

Nel guardare alcune riproduzioni fotografiche del periodo della Manifattura fa sorridere l’esistenza in questo complesso di un asilo per bambini. La città industriale era un modello urbanistico ed architettonicoin cui si venivano ad integrare aspetti che oggi potremmo chiamare di welfare con aspetti di carattere più propriamente produttivi. Il benessere del lavoratore era il benessere della produzione.

Non era solo uno stabilimento industriale ma una micro – città, un sistema compatto in cui l’ingegneria meccanica convergeva in un progetto d’ingegneria sociale, l’uomo e la macchina intrapresero l’inizio di un percorso simbiotico che ci ha traghettato fino ai giorni nostri.

Il motore economico avviato con la produzione manifatturiera è stato nel paese di Villa d’Ogna e in Valle Serianavolano per la trasformazione sociale del territorio, gli abitanti precedentemente pastori e agricoltori diventano operai e le donne iniziano a ritagliarsi l’indipendenza economica e sociale.

Il tema del progetto diventa così per noi artisti del collettivo di VdOArt anche uno stimolo creativo e quindi, la riflessione si sposta nell’ambito del sapere artistico-umanisticoed in particolare sul significato che assumono i concetti di utile ed inutile.

 Alcune domande:l’attività poietica e creativa dell’artista può essere considerata nelle convenzioni sociali dell’utile?  Ci sono saperi inutili? E sono inutili rispetto a che cosa?

Se assumiamo per un attimo questi “filtri culturali” dell’utile e inutile  il nostro sguardo sulla contemporaneità subisce una deformazione. Purtroppo non sono solo inutili le “cose” che buttiamo, ma diventano inutili le persone che come cose ci dimentichiamo.

L’inutilità come un’ombra c’insegue, viviamo nella post società dei consumi e ciò che non consumiamo la ”popolazione dei rifiuti”è parte integrante dei nostri paesaggi; per lo più occultata, nascosta, mimetizzata, bruciata, dispersa, ma sempre presente a tal punto che è diventata un’emergenza a scala globale.

In modo diverso lo spettro della “solitudine sociale” è un altro aspetto di questa contemporaneità in cui l’esempio più calzante la figura dell’anziano. Alla popolazione dei rifiuti si accompagna una “popolazione della solitudine”…

 

Appuntamento per Venerdì 3 maggio 20:45, Biblioteca di Villa d’Ogna Largo Europa, 152.

La serata si svolgerà in un clima conviviale con un rinfresco per tutti.